LE PARTITE FINISCONO AL 90º

Ieri è stata una giornata storica: finalmente in Italia c’è una legge che valorizza i figli come bene comune. Da oggi, fino al primo luglio proveremo a convincere tutte le forze politiche del fatto che è necessario aggiungere più risorse perché in questo modo si finanzia un debito che non è buono, è buonissimo. Anzi: più che essere un debito è un grande investimento sul futuro del paese.
La grande novità è che, finalmente, in Italia un bambino viene considerato un Bene Comune e le famiglie non devono chiedere scusa per aver messo al mondo un figlio, ma vengono seguite e accompagnate dallo stato.
Stiamo dicendo all’Europa che vogliamo esserci. Che vogliamo provare ad uscire da questa stagnazione delle nascite, che vogliamo ricominciare, che vogliamo ripartire dalla famiglia e dai bambini. Che il futuro del vecchio continente è anche affare nostro.
Sono stati quattro anni intensi, durante i quali il Forum delle associazioni familiari è stato il minimo comune denominatore tra i partiti e i cinque diversi Governi che si sono avvicendati. Eppure siamo riusciti a convincere, senza distinzione di orientamento politico, con la nostra passione e competenza. Questa legge è anche un po’ la vittoria dell’associazionismo familiare, quello che non urla, quello che si confronta quello che non si rassegna. Delle madri e dei padri che, silenziosamente, insistentemente, fanno il loro lavoro ogni santo giorno.

A quanti – profeti di sventura – insistono nel dire che le famiglie peggioreranno la loro situazione dico due cose:
1-adesso inizia un’altra partita, quella per aggiungere risorse ai 7 miliardi che sono stati già messi nella legge di bilancio per questa misura;
2-se, come credo, nessuno vedrà peggiorare la sua situazione iniziale, li invito a fare una bella donazione al fondofamiglie.org.
Ora, è il tempo del coraggio. Di fare scelte che abbiano il ‘gusto del futuro’, per dirla come Draghi. L’assegno unico unisce tutto il mondo politico. Da qui si può e si deve ripartire. Non è il momento di avere il braccino corto. Se dobbiamo farlo, facciamolo bene. Facciamo un capolavoro.
Qui una intervista su

Avvenire

di

Arturo Celletti

https://bit.ly/2PNGgn2

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