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Gigi de Palo
 
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Mese: Novembre 2015

Famiglie distrutte dalle slot…

22 Novembre 2015 24 Novembre 2015News

Insisto: il problema del gioco d’azzardo in Italia è più grande di quello che immaginiamo. Conosco personalmente un paio di padri di famiglia che hanno distrutto il loro matrimonio e…

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Siamo il Paese dei rassegnati…

9 Novembre 2015 24 Novembre 2015News

L’Italia è il paese dei rassegnati, di quei giovani che hanno perso il desiderio di lottare per i loro sogni. Sono i Neet, i giovani che non studiano, non lavorano…

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Il mio intervento su Rai Uno ad “A sua immagine”…

1 Novembre 2015 21 Dicembre 2015News

Domenica sono stato ospite della trasmissione “A sua Immagine”. Abiamo parlato di Giubileo, di terrorismo, di Misericordia e di famiglia.

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    ADESSO NON CI SONO SCUSE A ma piace quando il mio ADESSO NON CI SONO SCUSE

A ma piace quando il mio Paese riesce a giocare di squadra. Quando i club accettano che i loro giocatori vadano in nazionale. Quando le tifoserie per un periodo fanno quadrato per tifare tutti insieme per la maglia azzurra.
Questa cosa mi piaceva dai tempi di Holly e Benji, quando vedevo Marc Lenders e Oliver Hutton con la stessa maglia nonostante la rivalità.
Provare a vincere insieme nonostante le grandi differenze.
E come per la nazionale ognuno di noi, al
Posto del Commissario Tecnico Mario Draghi avrebbe convocato Tizio o Caio e non avrebbe mai chiamato Sempronio.
Ci sta. Fa parte del gioco e della dialettica.
Le squadre vincenti nascono spesso da spogliatoi complicati. Fu così anche nel 1982, quando eravamo dati per spacciati, o nel 2006 quando infuriava calciopoli.

La cosa bella, adesso, è che possiamo provare a giocarcela con tutti. Perché abbiamo parecchi miliardi da investire per un futuro migliore, il campionato dei campionati.
Adesso non ci sono scuse. Vogliamo il sudore, l’impegno, gli occhi della tigre fino fischio finale e la maglietta sudata.
Adesso si, non ci sono scuse!
    SUBITO RISORSE PER NATALITA' E FAMIGLIA Una mia i SUBITO RISORSE PER NATALITA' E FAMIGLIA

Una mia intervista ad Avvenire - opera di Arturo Celletti - sul futuro Governo Draghi

«Questo è il momento giusto per superare gli egoismi. Già gli egoismi. Quelli dei garantiti rispetto ai non garantiti. Quelli dei padri rispetto ai figli. Il mio egoismo rispetto ai miei 5 figli. Stiamo prendendo in prestito dall’Europa 209 miliardi. Una cifra mostruosa per riaccendere i motori dell’Italia. Tutto bello. Tutto giusto. Ma quei miliardi non li pagheremo noi padri, li pagheranno i nostri figli. E allora abbiamo il dovere di metterli nella condizione di farcela. Di restituirgli un’Italia giusta. Con più scuola, più ricerca, più innovazione, più lavoro. Un’Italia che sappia difendere l’ambiente e vincere le disuguaglianze. E ora, all’improvviso c’è Mario Draghi...». Gigi De Palo si ferma e sorride. «Ho una richiesta per il futuro presidente del Consiglio. Anzi due richieste. Le richieste del Forum delle Associazioni familiari. Le richieste delle famiglie italiane. Declini il suo wha-tever it takes, il suo costi quel che costi, restituendo centralità alle giovani generazioni. Le metta al centro del 'Progetto'. Crescita e rinascita passano da loro». Il presidente del Forum racconta l’Italia nella stagione del Covid. Le rinunce. I sacrifici. I momenti duri. «Le famiglie hanno retto l’Italia. L’hanno tenuta in piedi. Hanno dimostrato coraggio. Responsabilità. Ma ora tocca alla politica e a chi guiderà il governo. Servono riforme coraggiose per proteggere il presente e il futuro delle famiglie. E servono ora. Anzi i momenti di crisi sono i momenti migliori per rompere gli schemi. Sono occasioni uniche per fare quello che non si è mai fatto. In Francia il quoziente familiare è stato fatto durante la Seconda guerra mondiale…».

Il resto lo trovate qui https://tinyurl.com/y8rl2t4p

E voi che ne pensate? Concordate?
    A SCUOLA ANCHE A GIUGNO! Faccio una premessa: mi A SCUOLA ANCHE A GIUGNO!

Faccio una premessa: mi piace tantissimo il clima di unità e coesione nazionale attorno al premier incaricato Mario Draghi.

Devo ammettere che quando ho letto la proposta di Draghi sul prolungamento della durata di questo anno scolastico, in un primo momento, sono stato entusiasta. Mi sono detto: “Finalmente un’uscita di buon senso. Finalmente qualcuno che ha chiare le priorità”.
Ma poi, riflettendoci bene e parlandone con i miei figli sono tornato sulla mia posizione.
Delle due l’una: o la Dad è stata inutile, e allora abbiamo preso in giro i nostri figli, oppure è stata comunque scuola e allora l’anno scolastico non deve subire variazioni.
Non banalizziamo la fatica a distanza che hanno fatto i ragazzi, non umiliamo la loro attenzione dinanzi alla spiegazione di un prof attraverso la telecamera di un pc o la tensione per un’interrogazione online. Anche loro hanno lavorato, anzi, forse più degli anni scorsi. 
Che messaggio gli stiamo dando? A me è bastata vedere la faccia di mio figlio davanti a questa notizia per capire che le semplificazioni non aiutano. Lui, e come lui tanti altri studenti, nonostante le difficoltà ci ha messo e ci sta mettendo tanto impegno.

E nella nostra chiacchierata mi faceva una provocazione che faccio anche a voi: “Cosa succederebbe se dicessimo ai tantissimi dipendenti che nell’ultimo anno hanno lavorato in “smart working” che tutte le ore fatte in “smart” non saranno pagate piene, ma solo a metà?”.

Sarebbe una follia. Come “punire” i nostri figli con un altro mese di scuola dopo un anno difficile come quello che stiamo vivendo.

Non credete?
    BASTA UNO STRATTONE Tra gli appunti dell’Unive BASTA UNO STRATTONE 

Tra gli appunti dell’Università, impolverati in un cassetto, ritrovo questa storiella che in un periodo particolare della mia vita mi é stata molto utile. Ma che fa bene sempre rileggere...

𝙐𝙣 𝙛𝙖𝙡𝙘𝙤 𝙚𝙧𝙖 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙘𝙖𝙩𝙩𝙪𝙧𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙖 𝙪𝙣 𝙘𝙤𝙣𝙩𝙖𝙙𝙞𝙣𝙤 𝙚 𝙫𝙞𝙫𝙚𝙫𝙖 𝙡𝙚𝙜𝙖𝙩𝙤 𝙥𝙚𝙧 𝙪𝙣𝙖 𝙯𝙖𝙢𝙥𝙖 𝙣𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙞𝙖 𝙙𝙞 𝙪𝙣 𝙘𝙖𝙨𝙘𝙞𝙣𝙖𝙡𝙚.
𝙉𝙤𝙣 𝙨𝙞 𝙚𝙧𝙖 𝙧𝙖𝙨𝙨𝙚𝙜𝙣𝙖𝙩𝙤 𝙖 𝙫𝙞𝙫𝙚𝙧𝙚 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙪𝙣 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙪𝙣𝙦𝙪𝙚 𝙥𝙤𝙡𝙡𝙤. 𝘼𝙫𝙚𝙫𝙖 𝙘𝙤𝙢𝙞𝙣𝙘𝙞𝙖𝙩𝙤 𝙖 𝙙𝙖𝙧𝙚 𝙨𝙩𝙧𝙖𝙩𝙩𝙤𝙣𝙞 𝙨𝙪 𝙨𝙩𝙧𝙖𝙩𝙩𝙤𝙣𝙞 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙡𝙤 𝙩𝙚𝙣𝙚𝙫𝙖 𝙖𝙫𝙫𝙞𝙣𝙩𝙤 𝙖𝙙 𝙪𝙣 𝙧𝙤𝙗𝙪𝙨𝙩𝙤 𝙩𝙧𝙖𝙫𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙥𝙤𝙡𝙡𝙖𝙞𝙤. 𝙁𝙞𝙨𝙨𝙖𝙫𝙖 𝙞𝙡 𝙘𝙞𝙚𝙡𝙤 𝙖𝙯𝙯𝙪𝙧𝙧𝙤 𝙚 𝙥𝙖𝙧𝙩𝙞𝙫𝙖 𝙘𝙤𝙣 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙚 𝙡𝙚 𝙨𝙪𝙚 𝙛𝙤𝙧𝙯𝙚. 𝙄𝙣𝙚𝙨𝙤𝙧𝙖𝙗𝙞𝙡𝙚, 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖 𝙡𝙤 𝙩𝙞𝙧𝙖𝙫𝙖 𝙖 𝙩𝙚𝙧𝙧𝙖.
𝙋𝙧𝙤𝙫𝙤̀ 𝙚 𝙧𝙞𝙥𝙧𝙤𝙫𝙤̀ 𝙥𝙚𝙧 𝙨𝙚𝙩𝙩𝙞𝙢𝙖𝙣𝙚, 𝙛𝙞𝙣𝙘𝙝𝙚́ 𝙡𝙖 𝙥𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙯𝙖𝙢𝙥𝙖 𝙛𝙪̀ 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙖 𝙡𝙖𝙘𝙚𝙧𝙖𝙩𝙖 𝙚 𝙡𝙚 𝙗𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙖𝙡𝙞 𝙧𝙤𝙫𝙞𝙣𝙖𝙩𝙚.
𝘼𝙡𝙡𝙖 𝙛𝙞𝙣𝙚 𝙨𝙞 𝙚𝙧𝙖 𝙖𝙗𝙞𝙩𝙪𝙖𝙩𝙤. 𝘿𝙤𝙥𝙤 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙘𝙝𝙚 𝙢𝙚𝙨𝙚 𝙩𝙧𝙤𝙫𝙖𝙫𝙖 𝙙𝙞 𝙨𝙪𝙤 𝙜𝙧𝙖𝙙𝙞𝙢𝙚𝙣𝙩𝙤 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙞𝙡 𝙢𝙖𝙣𝙜𝙞𝙢𝙚 𝙙𝙚𝙞 𝙥𝙤𝙡𝙡𝙞. 𝙎𝙞 𝙖𝙘𝙘𝙤𝙣𝙩𝙚𝙣𝙩𝙤̀ 𝙙𝙞 𝙧𝙖𝙯𝙯𝙤𝙡𝙖𝙧𝙚.
𝘾𝙤𝙨𝙞̀ 𝙣𝙤𝙣 𝙨𝙞 𝙖𝙘𝙘𝙤𝙧𝙨𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙡𝙚 𝙥𝙞𝙤𝙜𝙜𝙚 𝙖𝙪𝙩𝙪𝙣𝙣𝙖𝙡𝙞 𝙚 𝙡𝙖 𝙣𝙚𝙫𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙞𝙣𝙫𝙚𝙧𝙣𝙤 𝙖𝙫𝙚𝙫𝙖𝙣𝙤 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙢𝙖𝙧𝙘𝙞𝙧𝙚 𝙡𝙖 𝙘𝙤𝙧𝙙𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙡𝙤 𝙡𝙚𝙜𝙖𝙫𝙖 𝙖 𝙩𝙚𝙧𝙧𝙖.
𝙎𝙖𝙧𝙚𝙗𝙗𝙚 𝙗𝙖𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙪𝙣 𝙪𝙡𝙩𝙞𝙢𝙤 𝙢𝙤𝙙𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙨𝙩𝙧𝙖𝙩𝙩𝙤𝙣𝙚 𝙚 𝙞𝙡 𝙛𝙖𝙡𝙘𝙤 𝙨𝙖𝙧𝙚𝙗𝙗𝙚 𝙩𝙤𝙧𝙣𝙖𝙩𝙤 𝙞𝙣 𝙡𝙞𝙗𝙚𝙧𝙩𝙖̀, 𝙥𝙖𝙙𝙧𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙘𝙞𝙚𝙡𝙤.
𝙈𝙖 𝙣𝙤𝙣 𝙡𝙤 𝙙𝙞𝙚𝙙𝙚 𝙥𝙞𝙪̀.

Quanti di noi hanno abbassato e abbassano il livello dei loro sogni? Si parte per cambiare il mondo e ci si ritrova a lavorare in banca. 
Il problema - a mio modesto parere - non è nelle ambizioni, ma nella capacità di innamorarsi delle cose che si fanno e del posto dal quale siamo chiamati a farle. La felicità non dipende da altro, non cerchiamo scuse e proviamo sempre a volare. Anche dal nostro posto in banca. Anche se apparentemente ci sembra di stare in gabbia.
    IDIOTI Nell'Atene antica “persone” si nasceva IDIOTI

Nell'Atene antica “persone” si nasceva e “cittadini” si diventava, ma solo dopo un'adeguata educazione.
Chi non era interessato alla vita pubblica e alla politica era considerato disonorevole, ed era definito "idiota". L'idiozia era la condizione naturale alla nascita, prima di ricevere l'educazione da cittadino.
La parola moderna "idiota" deriva proprio da questo.

Praticamente i greci definivano idiote le persone che non avevano interesse per il bene comune e che ponevano al di sopra di tutto i loro interessi particolari e definivano “non idioti” quelli che avevano una visione e degli interessi più ampi, che coincidevano anche con l’essere uomo politico.

Ecco, io credo che tutti, nessuno escluso debba fare i conti con il rischio dell’idiozia che è sempre dietro l’angolo. Soprattutto in questo periodo. 

Ce la faremo? Ce la faremo!
    DRAGHI E TUTTI UNITI! Leggete con attenzione ciò DRAGHI E TUTTI UNITI!

Leggete con attenzione ciò che disse Mario Draghi il 18 agosto al Meeting di Rimini riguardo le giovani generazioni... una sorta di manifesto politico dove parlo anche di debito cattivo e di debito buono...

“Vi è però un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l'azione immediata: l'istruzione e, più in generale, l'investimento nei giovani.
Questo è stato sempre vero ma la situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore. La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento.
Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l'incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all'educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l'incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio.
Ma c'è anche una ragione morale che deve spingerci a questa scelta e a farlo bene: il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza”.

Mi sembra un buon inizio.
Ma adesso non giochiamo: tutti uniti verso il superamento della pandemia e della crisi con un governo che sappia coinvolgere tutte le forze politiche.
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    PARTECIPARE Casa De Palo è un piccolo parlamento PARTECIPARE

Casa De Palo è un piccolo parlamento. C’è il renziano, il salviniano-berlusconiano, la figlia di sinistra che però non tollera le ingerenze politiche a scuola e quella fissata con Conte che contemporaneamente apprezza anche la Meloni… Insomma c’è un po’ di tutto. Non ancora tutti troppo consapevoli di cosa voglia dire essere di destra o di sinistra, ma sicuramente curiosi di capire ciò che sta accadendo in queste ore nel nostro Paese. E allora in quest’ultima settimana le nostre cene sono diventate una sorta di tribuna politica. Anche da noi c’è chi vorrebbe le elezioni, chi un nuovo governo, chi darebbe ancora fiducia a Conte e chi, addirittura, vorrebbe chiedere alla Merkel di diventare ad interim presidente del consiglio in Italia. Noi li guardiamo litigare e confrontarsi animatamente cercando di fargli trovare una soluzione condivisa. Una specie di gioco di ruolo silenzioso. Non solo è divertente, ma anche utile perché la politica, ci piaccia o non ci piaccia, è necessaria. E provare ad appassionare un figlio alla cosa pubblica è un dovere educativo. Un investimento sul futuro.
    L’ATTUALITÀ DI ESOPO Ieri mentre ascoltavo i t L’ATTUALITÀ DI ESOPO

Ieri mentre ascoltavo i telegiornali che raccontavano di questa crisi di Governo, mio figlio stava facendo una versione di greco. Nella fattispecie una storia di Esopo.
È incredibile come questa storiella del VI secolo a.C. ci parli del nostro presente, del nostro Paese, dei nostri errori.

I figli di un contadino non andavano d'accordo, ed egli, per quanto continuasse ad ammonirli, non riusciva a correggerli. Pensò allora di ricorrere ad un esempio pratico e disse loro di portargli un fascio di verghe. Unì le verghe in un fascio ben stretto, le consegnò ai figli e ordinò loro di spezzarle, ma per quanti sforzi facessero non ci riuscirono.
Allora sciolse il fascio e diede loro le verghe una ad una e siccome le rompevano senza difficoltà, disse: "Così anche voi, figli miei, se sarete uniti, non sarete sopraffatti dai nemici, ma se litigherete, offrirete loro una facile preda."

Vi ricorda qualcosa?
    Oggi mi è presa così… Oggi vorrei raccontarvi Oggi mi è presa così…
Oggi vorrei raccontarvi del fatto che se io mi sono sposato e ho fatto non uno, ma cinque figli (e mi tremano i polsi solo a pensarci), non l’ho fatto perchè in Italia conviene sposarsi, non l’ho fatto perchè c’erano delle agevolazioni fiscali o il quoziente familiare come in Francia… 
No, l’ho fatto perchè era bello. Perché non desideravo altro.
Così come non desiderano altro tutti quei giovani che, una volta laureati, lasciano l'Italia per realizzare i loro sogni lavorativi e familiari all'estero.
Così come non desiderano altro tutte quelle mamme costrette a nascondere il pancione perché altrimenti vengono licenziate dal datore di lavoro.
Perché, diciamocelo, l’Italia è un gran bel posto dove mettere al mondo un figlio, ma se lo fai vieni abbandonato.
Perchè conviene separarsi fittiziamente per avere tutte le agevolazioni del caso.
Perchè i figli vengono considerati un peso, un interesse particolare e non un bene comune.
In questo tempo le famiglie italiane hanno retto il peso più grande della pandemia e abbiamo scoperto (come se ce ne fosse bisogno) che senza famiglia non c’è futuro.
Senza figli non c’è speranza.
Siamo un Paese che sta morendo e non riusciamo a fare nulla per fermare questa emorragia demografica.
Ma a voi sembra normale che una delle prime cause di povertà in Italia sia il mettere al mondo un figlio?
Vuoi diventare povero in Italia? Fatti una famiglia.
E’ giunto il momento di mettersi tutti attorno ad un tavolo. 
Banche, imprese, società civile, media, sportivi, partiti politici.
Tutti i partiti politici.
Il recovery fund è un'occasione e non ci sarà data un’altra occasione. 
Questo Paese o riparte dalle famiglie o game over!
    BUONI MAESTRI In una delle mie vecchie vite sono BUONI MAESTRI

In una delle mie vecchie vite sono stato assessore alla scuola, alla famiglia e ai giovani del Comune di Roma e una delle cose più belle che abbia mai fatto è stato accompagnare gli studenti delle classi superiori nei viaggi della memoria. Sono stato tre volte ad Auschwitz e, tutte le volte, sono tornato cambiato e arricchito. Non tanto per la visita al campo di concentramento, quanto per la possibilità di ascoltare il racconto commovente dei sopravvissuti. Qualche giorno fa, me ne stavo in salone a rispondere alle mail quando sento mio figlio Giovanni chiamarmi come se fosse crollato il palazzo: “Papà corri, vieni a vedere!”. Trafelato e spaventato lo raggiungo in cucina. Lui mi guarda emozionato e mi dice “C’è Sami Modiano che fa il vaccino. Se lo fa lui me lo voglio fare anche io”. Sami è uno dei pochi sopravvissuti rimasti, uno di quelli che è riuscito a trasformare il dolore in amore. Uno di quelli che vorresti abbracciare una volta al giorno. Uno di quelli che ti aiuta ad educare i tuoi figli anche solo andando a fare il vaccino. Uno di quelli a cui vuoi bene perchè ti ricorda che l’umanità ha un futuro. Un testimone, un buon maestro.
    TUTTI SIAMO LEADER “No, no… ma io non sono un TUTTI SIAMO LEADER

“No, no… ma io non sono un leader”. Quante volte ho ascoltato questa frase. Una sorta di scusa, di giustificazione, di alibi. Un mettere le mani avanti. Come a dire: “Io faccio solo il mio lavoro, non ho velleità”. Ma chi lo ha detto che un leader debba essere per forza ambizioso? Un leader ha la capacità di influenzare, quindi di motivare o demotivare gli altri, quelli intorno a lui, siano essi colleghi di lavoro, sottoposto o collaboratori. E quando sento quella frase: “Io non sono un leader”, la mia risposta è sempre la stessa: “Comunque che tu lo voglia o meno hai una leadership. Devi solo scegliere se esercitarla verso il bene, verso il male o seppellirla”.

Ogni persona umana ha qualcosa da dire e da dare al mondo, ciascuno di noi può portare un contributo. Anche tu ed io, che amiamo seppellire la nostra leadership spaventati dalle nostre insicurezza e ci ripetiamo sempre, sbagliando: “No, ma io non sono un leader”.

Ps: se volete ascoltare le mie pillole sulla leadership etica potete farlo su Spotify cliccando questo link https://spoti.fi/3hsItOu
    Qui facciamo passi da gigante. Dopo i primi passi, Qui facciamo passi da gigante.
Dopo i primi passi, adesso anche il nome.
È più Giuorgio che Giorgio, ma vale lo stesso no?

#adessovieneilbello #civediamoacasa #thisisus #theluckyfew #downsyndrome #altrochesindromedidown #famiglia #openfamiglia #family #libridaleggere #libri #librichepassione #libribelli #letture #amore #love #figli #assegnounico #buongiorno
    “𝙸𝚕 𝚙𝚛𝚎𝚣𝚣𝚘 𝚙𝚊𝚐𝚊𝚝𝚘 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚋𝚛𝚊𝚟𝚊 𝚐𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚒 𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚎𝚜𝚜𝚊 𝚍𝚒 𝚙𝚘𝚕𝚒𝚝𝚒𝚌𝚊 𝚎̀ 𝚍𝚒 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚐𝚘𝚟𝚎𝚛𝚗𝚊𝚝𝚊 𝚍𝚊 𝚙𝚎𝚛𝚜𝚘𝚗𝚎 𝚙𝚎𝚐𝚐𝚒𝚘𝚛𝚒 𝚍𝚒 𝚕𝚘𝚛𝚘.”

𝙿𝙻𝙰𝚃𝙾𝙽𝙴
    BOH! In queste ore ho ricevuto tante telefonate e BOH!

In queste ore ho ricevuto tante telefonate e messaggi di famiglie preoccupate che mi chiedono spiegazioni su ciò che sta accadendo. 
La mia risposta è la stessa per tutti: “Boh!”.
Cosa succederà non lo so io e non lo sa nessuno. Ma so quello che vorrei che accadesse.
Se siete capitati su questa pagina negli ultimi giorni, saprete - l’ho detto e scritto più e più volte in quest’ultimo periodo – che non apprezzo il piano del Recovery fund presentato dal Governo (anche con gli ultimi cambiamenti), tuttavia non avrei mai voluto trovarmi in questa situazione. 
Al di là del colore dei governi, sono per la durata perché solo con il tempo si possono fare riforme serie e strutturali, come quelle che chiediamo da tanto per le famiglie.

Il timore più grande è quello di vedere il solito film già visto: le tifoserie, le chiacchiere da bar, le litigate nei talk show mentre la pandemia avanza e il Paese va in crisi.

Alle famiglie italiane viene sempre chiesto di capire la politica, la quale ci lascia sempre un’immagine litigiosa e amara. La Politica, però, non interpreta mai il Paese. È sempre un dialogo a senso unico. Un’immedesimazione univoca.

Tutto questo cosa provoca? Disaffezione. Madri e padri di famiglia sono stanchi perchè - in qualsiasi caso - oggi andranno comunque a lavorare con tutte le difficoltà della situazione. E la politica invece di essere percepita come la più alta forma della carità diventa nauseabonda. Una perdita di tempo. Un libro già scritto.

Ed è un peccato avere una frattura del genere tra politica e cittadini. Così come è un peccato la disaffezione dei giovani alla Cosa pubblica.

Siamo tutti stanchi. L’unica cosa che vorrei che accadesse è che gli italiani facessero gli italiani e, come accade nei momenti di crisi, tirino fuori il meglio di loro. Se vado d’accordo io con mia moglie nonostante le grandi differenze tra di noi, possono davvero andare d’accordo tutti. 
Serve un Governo di gente di buona volontà. Non ce ne frega nulla dei nomi, dei colori e delle ideologie: ci sono da fare 3 cose su cui siamo tutti d’accordo. Facciamole.
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