QUANDO MUORE UN BAMBINO FA SEMPRE MALE

Anche se non conosciamo il suo nome, anche se lontano, anche se ci viene raccontato come un numero. Non importa che sia israeliano, palestinese o italiano. Quello che conta è il fatto di esserci. Le vite non sono degne in base alla categoria a cui appartengono. La vita è degna sempre. Lo abbiamo scoperto in tenendo in braccio Giorgio Maria, con la sindrome di Down. Ce lo ricordano le foto in salone, quando molto giovani ci siamo indebitati con bambini africani. Ce lo ricordano ogni giorno i nostri figli con le loro differenze, stranezze e fragilità. Siamo impronte digitali e fa male pensare di rinunciare alla ricchezza anche di un solo bambino. Nel 2021, dopo questa maledetta pandemia, non possiamo permetterci nessuna guerra. Non possiamo permetterci di usare uomini e donne migranti come arma. Perché la pace s’impara prima in casa che in un corso di diplomazia dell’Onu. Non ci vacciniamo per sentirci più forti ma per ricordarci di aver conosciuto la debolezza e di averla vinta con la pace.

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