Le parole giuste

Stanotte mi ha colto di sorpresa questa frase trovata sottolineata in un vecchio quaderno.
Quando non ho sonno sfoglio i libri letti o i quaderni scritti da adolescente.
Fa sempre bene ricordare e fare memoria.
Questa frase nemmeno mi ricordo dove l’avevo trovata. Non credo fosse in “On the road”, ma in qualche altro libro da millelire. Ma potrei sbagliarmi.
Lessi Kerouac in un periodo stanco e confuso della mia vita.
In quel tempo con due amici – ogni tanto – partivamo di notte, così di botto, di nascosto dai nostri genitori per andare “on the road” verso il nord. Solitamente a Firenze, il record fu arrivare una notte a Brescia. Quella volta eravamo emozionati manco fossimo atterrati su Marte…
Dovevate vederci: musica (cantautori italiani solitamente) a palla, “finestrini aperti a dissetarci di vento”, Rustichella e caffè all’Autogrill, sigarette accese solo per essere tenute in mano e un senso di libertà indescrivibile.
Una volta – ancora non c’era il grande fratello e le telecamere in ogni dove – arrivammo alle tre di notte a Firenze. Il nulla assoluto.
Piazza della Signoria completamente vuota. Completamente vuota e silenziosa. Ricordo il rumore dei nostri passi.
Cristian sale sul piedistallo della copia del David e ci si arrampica sopra. Che scena. Rimasta negli occhi e nei ricordi dei pochi presenti. Nessuno smartphone ad immortalare il momento. Solo Firenze.
Vabbè ma perchè ve lo sto raccontando? Boh.
So solo che “un giorno troverò le parole giuste e saranno semplici” è davvero una bella frase.
Alla fine per il tempo che ci è concesso cerchiamo le parole giuste per farci capire e per capire.
E mentre arriva il sonno mi immagino su quella Fiat Tipo Verde con gli amici di una vita coi finestrini aperti in mezzo agli Appennini… e mi sembra evidente che la parola giusta è una sola: “grazie”.

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