UOMO SOLO AL COMANDO? NO, GRAZIE!

Non ho mai creduto alla storia degli uomini soli al comando. Nella mia vita passata, qualche esperienza di “comando” l’ho avuta. In particolar modo quando mi sono ritrovato improvvisamente e inaspettatamente nel ruolo di assessore alla scuola del Comune di Roma.
Lì ho capito che è vero che un leader deve prendere le ultime risoluzioni, è vero che deve sempre ricordarsi che un suo “sì” o un suo “no” possono cambiare il corso degli eventi, ma deve anche essere consapevole che le sue decisioni non devono mai essere il frutto di un capriccio, di uno stato d’animo o di una improvvisazione personale, quanto la sintesi del lavoro silenzioso della sua squadra. Perchè da soli non andiamo da nessuna parte. Una volta mi sono trovato davanti ad una situazione complessa, di fronte ad una scelta difficile: quella di dover aprire o non aprire un asilo nido in un quartiere molto popolare di Roma.
Dovete immaginare la scena: ero stato invitato dal comitato di quartiere ad un incontro pubblico. La riunione era dentro un teatro di periferia che, in quella occasione era strapieno. Erano rimasti solo posti in piedi. Una sorta di Maracanà con me al centro del campo. Intorno avversari interessati, papà e mamme agguerriti con il solo obiettivo di convincermi non solo amichevolmente ad aprire l’asilo tanto desiderato nel loro quartiere e non in quello confinante.
Se avessi dovuto decidere con il cuore, facendo appello alle mie sensazioni, ed emozioni, ricorrendo la mia esperienza di padre, e non tenendo conto del lavoro dietro le quinte che avevano fatto i miei collaboratori, sicuramente avrei optato per l’apertura. Ma decisi diversamente.
E so bene di aver rischiato tanto, quella volta, ma non potevo prendere in giro quelle persone e, soprattutto, non potevo utilizzare risorse pubbliche sapendo che nel tempo sarebbero andate sprecate.
A tutti piace dare buone notizie. A tutti piace fare bella figura, ma i miei collaboratori, sempre molto bravi e attenti, avevano studiato l’andamento demografico dei due quartieri negli ultimi 10 anni. I genitori agguerriti presenti in quel teatro e avrebbero voluto aprire un asilo nido in un quartiere demograficamente anziano, mentre il quartiere dove poi è stato effettivamente aperto l’asilo aveva un tasso di natalità oggettivamente più elevato e, quindi risultava più bisognoso di quel servizio. Un uomo solo al comando, un leader che pensa solamente al suo tornaconto, un amministratore delegato che pensa solo alla sua poltrona, un politico che ha a cuore solo sé stesso e il suo consenso personale e non il bene comune, sceglie da solo. Sceglie in base al raggiungimento dei suoi obiettivi. Per lui, gli altri, non importa se si tratti dei suoi collaboratori o degli abitanti di un quartiere popolare, sono un mezzo non un fine.
E così, spiegando – tra i fischi – le mie ragioni, mi sono preso parecchie parolacce, qualche sputo e numerosi attacchi suoi social, ma ho deciso in base ai dati oggettivi, frutto delle ricerche e del lavoro dietro le quinte dei miei collaboratori. Ho “perso” la battaglia con il mio amor proprio, ma so di aver fatto la scelta giusta. So, in quella occasione, di essere stato un buon leader per il bene comune e per i componenti del mio staff che hanno compreso che non mi facevo scrupoli a metterci la faccia per difendere il loro lavoro silenzioso.
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