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#IOSTOCONIPASSEGGINI PERCHÉ QUESTO PAESE HA BISOGNO DI FAMIGLIE E DI BAMBINI Non ho messo al mondo dei figli per guardarli su skype

#IOSTOCONIPASSEGGINI PERCHÉ QUESTO PAESE HA BISOGNO DI FAMIGLIE E DI BAMBINI

Non ho messo al mondo dei figli per guardarli su skype

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Difficile riassumere la propria storia in un profilo. Alcuni numeri: sono nato trentasei anni fa a Roma. Da otto sono sposato con Anna Chiaraed abbiamo...

UN FUTURO DIVERSO

28 Maggio 2015 29 Maggio 2015News

Io non ho paura di chi è diverso da me, ma non posso non riflettere… «Non le migrazioni, non le conversioni nè le “guerre sante” di nuovi califfi: il motore…

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#‎Selfie‬ dall’ospedale

12 Maggio 2015 21 Maggio 2015News

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    MANZONI È ROCK Ieri erano i 150 anni dalla morte MANZONI È ROCK

Ieri erano i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni. Io credo che questo autore , peraltro invidiatoci da tutto il mondo, abbia toccato con mano un problema tutto italico: il pregiudizio. Ce lo hanno raccontato sempre come noioso, bigotto, pesante. Non so voi, ma molti dei miei professori (medie e liceo classico) lo spiegavano perché dovevano farlo, altrimenti ne avrebbero fatto volentieri a meno. Ci hanno raccontato i Promessi Sposi come un libro di una noia mortale, come un obbligo ministeriale, come un boccone amaro da ingoiare. Poi mi ritrovo a rileggerlo adulto e ne scopro la bellezza cristallina. Un capolavoro vero fatto passare per qualcosa che “dobbiamo fare perché ce lo chiede il programma”. Un libro che è già la sceneggiatura di una serie televisiva…

Che tristezza scoprire troppo tardi il fuoco di un autore che avrebbe cambiato il mio sguardo verso le cose. Chissà quali scelte avrei fatto se avessi letto con la passione che meritava la figura di Fra’ Cristoforo. Chissà quanto avrebbe migliorato la mia vita leggere prima, con tutta l’attenzione che merita la notte dell’Innominato…

Uno dei miei scrittori preferiti (morto quest’anno purtroppo) scriveva: “Ciò che si sa di qualcuno ci impedisce di conoscerlo”. Ecco sapevamo troppo cose di Manzoni per conoscerlo realmente. Cari prof. avevate troppi pregiudizi ideologici per farmi innamorare di questo autore che mi avrebbe fatto crescere come ragazzo e come uomo.

E allora dopo 150 anni auguri Alessandro Manzoni e scusa se ti ho odiato. Ho sbagliato.
    Le nostre 4 proposte presentate agli Stati General Le nostre 4 proposte presentate agli Stati Generali della Natalità, condivise con il Forum delle Famiglie.
Perchè per costruire una casa è necessario partire dalle fondamenta. 
Ma prima di ogni cosa diamoci un obiettivo concreto, tutti insieme. Non si tratta di schierarsi, ma di fare squadra.
    UNA NUOVA MISSIONE Mi sono arrivate tantissime fo UNA NUOVA MISSIONE

Mi sono arrivate tantissime foto di questi due giorni, ma quella senza dubbio che preferisco è questa, scattata da mio fratello Cristian Gennari.
Mi piace perché identifica la persona con un obiettivo, con una missione: quota 500 mila nuovi nati entro il 2033.
Io non so se ci riusciremo: il sottoscritto può al massimo rompere le scatole e fare da pungolo organizzando gli Stati Generali della natalità ogni anno, ma so che dobbiamo provarci.
Dopo l’assegno unico (che intanto c’è e sono certo che verrà migliorato di anno in anno), la mia nuova sfida/missione è arrivare a quota 500 mila.
Senza un obiettivo chiaro, sostenibile e verificabile anno dopo anno non andiamo da nessuna parte.
Gutta cavat lapidem: la goccia scava la pietra.
La società civile può spostare le montagne se vuole. E da oggi - lo dico chiaramente al Governo, alle Regioni, ai Comuni, alle Aziende, alle Banche - non faremo sconti. A nessuno. Perché la Fondazione per la Natalità (lo voglio chiarire) non è un lavoro, ma una nuova missione gratuita per il futuro dei nostri figli.
Una nuova occasione per partecipare e non rassegnarsi.
E chi vorrà dare una mano sarà sempre bene accetto (sgdn@statigeneralidellanatalita.it).
    DAJE! È per voi il nostro impegno di madri e pad DAJE!

È per voi il nostro impegno di madri e padri che ci provano.
Perché tante volte ce lo siamo domandato in questi mesi, anche con mia moglie e con tutte le mamme e papà che hanno fatto nascere questa Fondazione per la Natalità. Quando i figli ci vedevano fare le nottate per organizzare questi Stati generali della natalità: ma chi ce lo fa fare?
Perché?
Ma soprattutto per chi?
Per voi.
Perché non si dica che non ci abbiamo provato.
Perché tra una ventina di anni non si dica che ci eravamo rassegnati. No, noi non ci rassegneremo.
Le proveremo tutte. Con il nostro stile pacato, ma fermo.

L’obiettivo di questi Stati Generali della Natalità era quello di provare a fare in modo che in Italia si parlasse di natalità per due giorni. E ci siamo riusciti.
Che per due giorni ci rendessimo conto di quello che rischia di accadere se non corriamo ai ripari.
L’obiettivo era quello di provare raccontare la natalità – che è un argomento ostico e che ha a che fare con i numeri – in modo popolare. Di provare ad arrivare a tutti.
Di trasformare il tema demografico in un evento sul futuro.
Perché c’è bisogno di una consapevolezza collettiva. E c’è bisogno di ribadirci sempre che la nascita di un figlio ha sì a che fare con il pil e con il sistema sanitario di domani, con le tasse e con la sostenibilità del Paese, ma anche e soprattutto con la bellezza di una scelta d’amore. È un modo per dire: vale talmente tanto la pena esserci, è talmente bella questa vita che la voglio regalare e condividere con qualcuno.

L’obiettivo era anche quello di trasformare la natalità in un tema che unisse il Paese. Senza maggioranze ed opposizioni. Un tema trasversale. Un tema sul quale fare squadra. Perché l’Italia, lo sappiamo, dà il meglio di sé quando fa squadra. Quando, con le spalle al muro, riesce ad andare oltre i campanilismi e le ideologie.

Ce l’abbiamo messa tutta.
E continueremo a mettercela tutta.
Anche se siamo stanchi e stremati, noi non ci rassegniamo!
    POLITICHE FAMILIARI I figli più grandi litigano POLITICHE FAMILIARI 

I figli più grandi litigano tantissimo in questo periodo. Sarà la primavera, ma non riescono a rinunciare all’orgoglio dell’ultima parola ed è difficile fargli capire che così si perde solo tempo e si rovina il clima. Piccoli grandi massacri quotidiani. Lacrime, urla, parolacce. Come in famiglia non si va da nessuna parte se non si riesce a fare squadra. Come in famiglia la complessità e la litigiosità aumentano se non si fa quadrato, così avviene in ogni ambito della nostra vita. Se facciamo sport, mentre lavoriamo, quando usciamo con gli amici. È difficile fare squadra? Tantissimo. Perché è faticoso rinunciare ad un pezzetto delle nostre aspettative in funzione di un bene più grande. È difficile mordersi la lingua rischiando di “perdere” dialetticamente contro il nostro avversario? Quasi impossibile, soprattutto se si tratta di tuo fratello o tua sorella. Ma spesso è necessario. Come possiamo pretendere dalla politica un atteggiamento di un certo tipo se non siamo più abituati a viverlo nel quotidiano? 

Ecco le mie 1.000 battute spazi inclusi su Leggo
    Instagram post 17975984810268842 Instagram post 17975984810268842
    Ecco finalmente il programma completo di questa ed Ecco finalmente il programma completo di questa edizione degli Stati Generali della Natalità. A volte mi domando: chi me lo fa fare di spaccarmi la schiena dietro a questo evento. Sinceramente non lo so. Ma poi guardo i miei figli e penso al loro futuro e mi rendo conto che loro sono la risposta.

Abbiamo Papa Francesco, abbiamo il Presidente del Consiglio, abbiamo alcuni Ministri, abbiamo tutti i leader dei partiti italiani, abbiamo gli Ad delle più grandi aziende italiane, abbiamo un ottimo Alessandro D’Avenia, abbiamo giornalisti, medici, presentatori… ma soprattutto abbiamo qualche idea per trasformare questo inverno demografico in una nuova primavera demografica.

Io non mi rassegno. Sarà difficile, ma non impossibile.

Se vuoi partecipare, ancora c’è qualche posto!
Clicca qui https://tinyurl.com/dn6j85nn
    CHI DECIDE A CASA “Papà ma tu e mamma quando a CHI DECIDE A CASA

“Papà ma tu e mamma quando avete deciso di sposarvi?” E adesso chi glielo spiega a Gabriele che io non mi sarei mai sognato di sposarmi. Non avrei immaginato di fare un figlio. Figuriamoci cinque. Quando da adolescente sognavo la mia vita da adulto, la immaginavo molto diversa da quella che oggi mi ritrovo a vivere. E se oggi il genio della lampada mi chiedesse: «Vorresti tornare indietro? Vorresti provare a realizzare i sogni che avevi a vent’anni?» Risponderei senza alcun dubbio di no. Non tornerei indietro per nulla al mondo. Rifarei tutto. La mia vita non è stata più̀ facile di quella che avevo sognato, anzi con ogni probabilità̀ è stata, è e sarà̀ molto più̀ complicata. Ogni giorno è un casino, ogni giorno è una battaglia, ogni giorno non sai mai se avrai il tempo di andare in bagno, non sai se riuscirai a fare quello che volevi. Non sai niente. Sai solo che sarà̀ bello. Sai solo che ne varrà̀ la pena e che ti addormenterai distrutto, ma felice… “E comunque Gabriele tecnicamente mamma ha deciso di sposarci!”
 
Questo il mio pezzo 1.000 battute spazi inclusi su Leggo di questa settimana…
    IPOCRISIE Chi segue questa rubrica dovrebbe sape IPOCRISIE
 
Chi segue questa rubrica dovrebbe sapere che ho cinque figli, uno dei quali con la sindrome di Down. Ed è bellissimo vedere quanta tenerezza genera Giorgio Maria con i suoi occhi a mandorla e le sue fragilità buffe. Da quando è nato è tutto un po’ più faticoso, ma un suo abbraccio ti ripaga di tutto. Il mondo sembra essere molto inclusivo con chi ha la sindrome di Down. Addirittura in questi giorni mi sono arrivati tanti messaggi che mi segnalavano che è stata realizzata una Barbie fisicamente diversa dalle altre, con una struttura corporea che rimanda alle caratteristiche di chi ha un cromosoma in più. Tutto bello, tutto politicamente correttissimo, se non fosse che in molti Paesi occidentali questi bambini non vengono fatti più nascere. In Italia – ed è uno dei Paesi più accoglienti da questo punto di vista – il 53% viene eliminato dopo la diagnosi prenatale. E allora mi domando: che senso ha fare una Barbie con la sindrome di Down se poi eliminiamo i bambini con la sindrome di Down? Mio figlio ha bisogno di amici come lui, non di giocattoli con le sue fattezze.

Queste le mie 1.000 battute su Leggo di questa settimana…
    NATALITÀ E POLEMICHE? NO GRAZIE! Finalmente il t NATALITÀ E POLEMICHE? NO GRAZIE!

Finalmente il tema della denatalità ha preso lo spazio che merita. Finalmente ci si è resi conto che nei prossimi vent’anni dovremo fare i conti con questo problema. Finalmente se ne parla, si ragiona, ci si confronta. È in atto una sorta di brain storming collettivo dove stanno uscendo tantissime proposte politiche. Alcune realizzabili e concrete, altre ideologiche e astratte. Ma intanto ci si confronta. E questo è importante.
Gli Stati Generali della natalità sono nati per questo. Per riflettere, ragionare e fare squadra.
Per questo invitiamo i leader di tutti i partiti politici nessuno escluso.
Per questo invitiamo le istituzioni e le imprese, i giornalisti e gli sportivi. Per questo sono tutti convocati.

Chi trasforma la natalità in un tema divisivo lo fa perché è più facile buttarla in caciara, è più facile polemizzare che lavorare cercando soluzioni concrete.

Qualche anno fa un amico mi regalò una cartolina da quattro soldi con su scritto: “Ricorda: è più facile negare le altezze che insanguinarsi le mani per raggiungerle”.

Ecco, mi piacerebbe che anche questa edizione degli Stati Generali della natalità (qui per partecipare https://tinyurl.com/34uux8uj) fosse all’insegna di una collaborazione istituzionale unità dal desiderio di provare a cambiare il corso della storia d’Italia.

Lasciamo a casa le polemiche che non servono a niente e lavoriamo tutti insieme. Ce lo chiede il futuro dell’Italia. Ce lo chiedono i nostri figli. Non scherziamo con la loro vita.
    BIVIO DELLA STORIA La sensazione è quella di ess BIVIO DELLA STORIA

La sensazione è quella di essere arrivati ad un punto di non ritorno per il futuro del Paese. Non solo una consapevolezza sempre più grande riguardo la crisi delle nascite in Italia, ma anche la prospettiva del voler provare a cambiare una storia che sembra segnata. Una tassazione finalmente equa per le famiglie. Il riconoscimento di un figlio come bene comune. E allora con gli occhi di padre, ma anche in ginocchio chiedo: è troppo pretendere un Parlamento unito che riesce a fare squadra sul futuro dei nostri figli? Non è il tempo delle divisioni, delle battaglie ideologiche, degli scontri politici. Non possiamo più cincischiare. Aspettare. Ponderare. Men che meno litigare. C’è stato un tempo delle analisi. Dei dati Istat. Delle parole. Del confronto. Un tempo in cui la famiglia era il luogo dello scontro ideologico. Ma – purtroppo troppo tardi – abbiamo capito che quegli scontri non erano altro che un modo per rimandare la soluzione al problema. Distrazioni di massa. L’alibi per prendere posizioni di merito senza entrare nel concreto. Adesso facciamo sintesi.

Queste le mie 1.000 battute spazi inclusi su Leggo
    È COLPA DI GIOVANNI PAOLO II Non volevo entrare È COLPA DI GIOVANNI PAOLO II

Non volevo entrare in questa polemica inutile. Ma vedo che qualche pollo ci sta cascando e allora voglio dire la mia…

Se non ci fosse stato San Giovanni Paolo II nella mia vita, sarei un ramo secco da bruciare, un seme senza frutto, un criceto dentro una gabbia.
Nei momenti più bui della mia adolescenza, quando tutto mi sembrava troppo grande, quando non riuscivo a fare niente di buono, quando tutti erano pronti a dirmi quanto ero sbagliato, le sue parole e sono state determinanti.
Perché quell’uomo, anziano, malato, che quando parlava nell’ultimo periodo, manco si capiva bene cosa dicesse, è stato per me e per moltissimi giovani della mia generazione più che è un padre. Lui e solo lui mi ha detto con forza che nonostante i miei fallimenti, nonostante le mie bocciature, nonostante tutte le cazzate che stavo facendo, la mia vita non solo era preziosa agli occhi di Dio, ma poteva e doveva diventare un capolavoro. Un’opera d’arte. Lui e solo lui mi ha dato fiducia senza che la meritassi. 
Per questo quando sento polemiche stupide come quelle di questi giorni, il mio desiderio è quello di non dare alcun seguito a simili farneticazioni.
Il mio impegno associativo e politico nasce proprio grazie a San Giovanni Paolo II quando il 19 agosto del 2000 a Tor Vergata, ha chiesto alla mia generazione di non rassegnarsi.
Tutto quello che ho fatto in questi anni è stato, è e sarà una risposta a quella chiamata. Il desiderio di non accontentarmi di una vita vita mediocre sciatta ed individualista, ma di provare ad essere sempre al servizio degli altri. È colpa sua se sono quello che sono, ed è colpa sua anche se ho incontrato mia moglie (alla giornata mondiale della gioventù di Parigi), se abbiamo 5 figli, uno dei quali si chiama Giovanni… e chissà quanta altra roba…
A lui andrà sempre la mia gratitudine perché mi ha mostrato che potevo essere molto meglio di quanto mi accontentavo…

#gp2 #giovannipaoloii
    SI PUÒ VINCERE ANCHE PERDENDO Durante la finale SI PUÒ VINCERE ANCHE PERDENDO

Durante la finale del Campionato italiano U23 di spada, a Vercelli, Gaia Traditi è in vantaggio 12-9, ma a 17 secondi dalla fine (che nella scherma sono un’enormità) si infortuna alla caviglia. Si rialza dolorante e zoppicante. L’avversaria Emilia Rossatti potrebbe facilmente rimontare e vincere, ma sceglie di rinunciare all’assalto. 

Quando vedo queste scene non riesco a non commuovermi perché provo una fiducia immensa nell’umanità. La competizione, in ogni ambito, anche e soprattutto quello lavorativo, è importante solo se è umana. Solo se ci ricordiamo che l’altro è sempre un fine e mai un mezzo. Che senso ha diventare campionessa italiana, crescere professionalmente nella tua azienda, o assumere incarichi di prestigio se per farlo hai dovuto schiacciare qualcuno?

C’è una leadership etica e sociale innata in ciascuno di noi, è bene nutrirla e valorizzarla anche se il mondo in cui viviamo ci spinge ad una competizione dove ha ragione sempre e solo chi vince.

Ecco, Emilia Rossatti qui ci mostra che non è vero: spesso vince anche chi perde.
    UN NONNULLA Pur essendo di dominio pubblico nelle UN NONNULLA

Pur essendo di dominio pubblico nelle home page dei vari quotidiani italiani, sono stato molto indeciso se pubblicare o meno questo breve video che mostrerebbe gli ultimi istanti di Julia Ituma, la pallavolista italiana, prima di cadere dalla finestra del suo albergo in Turchia.

Poi ho deciso di sintetizzarlo in una foto perché credo che tutti noi ci siamo trovati almeno una volta nella vita in una situazione analoga. Leoni in gabbia. Angosciati. Convinti di non avere via d’uscita. Guardando l’irrequietezza di Julia ho pensato alla mia. Perché siamo tutti sulla stessa barca. Abbiamo dentro tutti le stesse grandi domande di senso e felicità. Siamo tutti alla ricerca di una pienezza che si mostra e si nasconde.

Basta un niente per scegliere la vita o la morte. La speranza o la disperazione. Basta non sentirsi soli quando dentro si ha il deserto. Un sorriso inaspettato da chi incontri nell’ascensore di un hotel, il vicino della stanza che non riesce ad entrare perché la sua chiave è smagnetizzata. E come vorrei essere passato io in quel corridoio in quel momento. Come vorrei averti vista io seduta per terra, con la testa tra le gambe

E allora mi permetto di parlare a te che guardi questo video. Guarda la normalità prima della tempesta. Il dubbio e l’angoscia prima della scelta ultima. Il passo lento prima di una decisione irreversibile. Guarda Julia e prega per lei e per tutte le Julie del mondo. Per tutti i giovani che sentono di non farcela. Per me e per te che - spesso - ci sentiamo schiacciati dal peso della vita. 

Guarda tutto questo e se serve chiama, chiedi aiuto. La vita è un attimo. Un nonnulla che ti distoglie da quel proposito disperato.
Ricordiamoci a vicenda quel nonnulla.
    SUCCHIAMI LA LINGUA? Ricordo la mia faccia quando SUCCHIAMI LA LINGUA?

Ricordo la mia faccia quando, nel marzo del 1998 festeggiando la Pasqua da una mia ex fidanzata polacca, pur essendo maggiorenne, suo nonno mi fece gli auguri baciandomi in bocca. Così, di botto. È un usanza del luogo, mi tranquillizzarono. Ma non la presi benissimo e restai impietrito. Non oso immaginare le sensazioni provate dal bambino e dai suoi genitori quando il Dalai Lama gli ha chiesto, come se niente fosse, di succhiargli la lingua. “Io gli avrei dato uno schiaffo”, sbotta un figlio mentre vediamo il video che imperversa sul web. “Ma che schifo, glielo ha dato sul serio. Gli succhia la lingua e intorno a loro sono tutti con la mascherina. E ridono!” Rincara la dose una figlia che non voleva credere al nostro racconto. E fa sorridere come a livello mediatico ci siano figli e figliastri. Sembra che alcuni personaggi possano tutto mentre per altri, anche situazioni molto più soft, producano richieste di dimissioni immediate. Io sui bambini sono irremovibile. Succhiami la lingua? Ma non scherziamo. 

Queste le mie 1.000 battute spazi inclusi su @leggo.it
    ITALIA VS GIAPPONE=CHE SPRECO! Quando leggo quest ITALIA VS GIAPPONE=CHE SPRECO!

Quando leggo queste cose mi viene da pensare che noi italiani siamo proprio scemi.

“Secondo un sondaggio fatto in questi giorni in Giappone su un campione di oltre 400 giovani non sposati con età compresa tra i 18 e i 29 anni, il 49,4% degli intervistati ha dichiarato di non volere figli, facendo segnare la percentuale più alta mai registrata dall'inizio dei sondaggi in tema della natalità. I motivi citati come determinanti tale scelta sono stati nell'ordine la preoccupazione per la situazione economica, l'inadeguatezza verso la genitorialità e l'incertezza verso il futuro. I risultati del sondaggio arrivano a poche settimane dalla pubblicazione dei dati da parte del ministero della Salute secondo cui nel 2022 è stato registrato il picco negativo delle nascite nel paese, con meno di 800 mila nati. Per far fronte alla drammatica situazione, che sta pesando enormemente sulla vita sociale ed economica del paese, il governo del primo ministro Fumio Kishida la scorsa settimana ha lanciato l'Agenzia per l'infanzia e le famiglie con il mandato di supervisionare e coordinare le politiche a favore del rilancio della natalità”.

Questo in Giappone.
Mentre da noi il desiderio di famiglia e di figli (vedi grafico) ci sarebbe anche, ma mancano le politiche familiari capaci di incentivare la natalità.
Se noi applicassimo le politiche francesi o tedesche avremmo un tasso di natalità superiore. Perché non dobbiamo “convincere” nessuno, dobbiamo solo mettere i nostri giovani nelle condizioni di realizzare i loro sogni…

Ps: il dato è del 2017, le percentuali “bulgare” possono cambiare di poco, ma il concetto resta invariato…
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